mercoledì 17 settembre 2014

The Hire ed il suo lascito - Director's Ads


Chiudete gli occhi con me e torniamo indietro di una quindicina d'anni. Siamo nel 1999, ai tempi del web 1.0
Riuscite ancora a ricordare come si navigava ai tempi del modem? Tempi da pionieri in cui in pochi avevano già una DSL, YouTube non era stato ancora nemmeno inventato e l'idea di guardare dei video attraverso il web quasi...futuribile.

Proprio in quel periodo la BMW stava vivendo un momento di appannamento dei fatturati ed era alla ricerca di un'idea per un rilancio in grande stile del marchio. La soluzione venne da un manager americano, Jim McDowell, uno che di sicuro sapeva prendere i propri rischi. McDowell si rivolse alla agenzia di pubblicità Fallon Worldwide che gli propose l'idea di una serie di alcuni cortometraggi da pubblicare sul web. Non si tratta di pubblicità, ma di veri e propri short films, in cui il collegamento con il marchio è dato solo dal modello di auto utilizzato.
Il budget destinato al progetto è di 25 milioni di dollari e la BMW ci crede a tal punto che crea una propria casa cinematografica la BMW films, diretta da David Fincher, fresco di successo planetario con Fight Club.

Il titolo: The Hire il protagonista un driver che in ogni puntata viene ingaggiato per portare a termine una missione impossibile grazie ad un diverso modello di BMW. Il ruolo viene affidato ad un fascinoso attore britannico la cui carriera non è ancora decollata: Clive Owen, affiancato di volta in volta da comprimari di assoluto rilievo internazionale. Ogni episodio viene realizzato da un regista diverso: John Frankeheimer, Ang Lee, Wong Kar-Wai, Guy Ritchie, Alejandro González Iñárritu.
I prmi cinque episodi uscirono nel 2001 ed ebbero un tale successo che la BMW, quasi a furore di popolo, nel 2002 realizza altri tre episodi diretti questa volta da John Woo, Joe Carnahan e Tony Scott.

Il serial ebbe un successo straordinario: The Hire venne ammesso alla collezione permanente del MOMA, BMW e Fallon vinsero un sacco di premi, ed il fatturato della casa dell'elica risalì rapidamente, un raro esempio di pubblicità bella ed efficace al tempo stesso.
Luc Besson vi trasse ispirazione per una serie di film da lui scritti e prodotti intitolata Transporter, che contribuirono non poco a lanciare Jason Statham come star di film d'azione.

La prima pietra era stata posta: oggi le web series spopolano anche grazie a questa esperienza, di eccezionale qualità artistica e tecnica.


Nel 2007 Jim McDowell, passato al brand Mini, ritentò la magia. Esplicitamente ispirato a Supercar, ma con un'estetica anni 70 più simile a Starsky e Hutch. L'idea era che una MINI Cooper ("Coop") in versione californiana e dotata di impianti computerizzati di origine militare aiutasse un baffuto eroe a districare un diabolico complotto.
Minore il budget, meno eclatante l'esito, il serial spicca per ironia e disimpegno.


Più di recente (nel 2010) è la Audi a prendere il testimone per realizzare una web series di sei episodi in occasione del lancio della A1, inititolata The Next Big Thing. Il protagonista designato è nientemeno che Justin Timberlake, nel ruolo di un timido impiegato alle prese con una inattesa avventura tutta donne e motori; inutile dire da dove gli arrivano le maggiori soddisfazioni!

Nelle prossime settimane vedremo nel dettaglio le puntate di The Hire, che hanno dignità di film, ancorchè brevi, ma vi racconterò qualche dettaglio in più anche sugli altri due serial.

Nel frattempo qualcuno mi sa suggerire altre web series realizzate su questo stile?

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