sabato 15 settembre 2012

The Bourne Legacy: all'altezza delle aspettative?



Un corpo inerte nell'acqua, vivo o morto? All'improvviso si scuote e si muove verso un invisibile meta. The Bourne Legacy inizia proprio là dove era terminato The Bourne Ultimatum, quasi a dichiarare la propria discendenza.
Tratta (liberamente, va detto) dai romanzi di Robert Ludlum, la saga di Jason Bourne si è distinta per aver portato il cinema d'azione ad un nuovo livello di spettacolarità, grazie alla perizia registica di Doug Liman prima e di Paul Greengrass poi, ed alla interpretazione di Matt Damon. Nonostante The Bourne Ultimatum fosse concepito per essere la conclusione delle vicende e sia Greengrass che Damon avessero annunciato l'intenzione di non partecipare ad eventuali nuovi progetti sul personaggio di Ludlum, l' autore dello script di tutti e tre i capitoli iniziali, lo sceneggiatore Tony Gilroy, non si è dato per vinto ed ha provato a creare uno spin-off che partendo dalle stesse premesse ed utilizzando in parte gli stessi personaggi svelasse allo spettatore qualcosa di più sul mondo dal quale Jason Bourne proviene.

La scena migliore, il calcio volante nel vicolo!

In questo capitolo scopriamo dunque che il programma top secret Blackbriar non comprendeva solo il progetto Treadstone, ma anche quellochiamato Outcome all'interno del quale i partecipanti vengono potenziati geneticamente sia nel fisico che nella psiche. Il potenziamento avviene gradualmente attraverso l'assunzione di pillole, ma può diventare permanente in seguito all'inoculazione di un apposito virus-vettore che causa la modifica di alcuni cromosomi. Aaron Cross è uno degli agenti partecipanti al progetto.
A causa dell'emergere dell'esistenza del programma Treadstone dovuto alla vicenda di Jason Bourne, i servizi segreti decidono di insabbiare l'intero programma uccidendo tutti i partecipanti, sia gli operativi come Aaron, sia gli scienziati che ne gestiscono il potenziamento genico. I soli superstiti alla "pulizia" saranno proprio Aaron Cross e la dottoressa Marta Shearing, che si troveranno uniti nella lotta per la sopravvivenza. Aaron ha una difficoltà in più: è ormai dipendente dal potenziamento psichico e deve ad ogni costo trovare il modo di renderlo permanente; guarda caso l'unica al mondo capace di farlo è proprio la giovane dottoressa Shearing.

Renner con barba: il figlio minore di Santa Claus?

Il rischio di fare un "deja vu" di Jason Bourne  era estremamente alto, per variare un po' il piatto Gilroy strategicamente decide di fare una sorta di zoom-out sui programmi più sporchi e segreti della CIA: se Treadstone mirava alla formazione di imbattibili killers dormienti sparpagliati ai quattro angoli del mondo, Outcome crea soldati fisicamente e psicologicamente rinforzati per missioni di infiltrazione in organizzazioni o in territorio nemico. Si scopre inoltre l'esistenza di un ulteriore programma LARX destinato, oltre al potenziamento fisco a privare gli agenti di qualsiasi emotività. Insomma ce n'è più che abbastanza per creare una cosmogonia in cui scegliere di volta in volta su cosa concentrarsi (con il rischio però di confondere lo spettatore un po' disattento, o che non ha ancora visto tutti i film della serie).
Le scene d'azione sono all'altezza delle aspettative: molto belle le sequenze iniziali con il solitario addestramento di Aaron in Alaska, in puro "stile Bourne" la scena a casa di Marta, spettacolare la scena di inseguimento a Manila.

Rachel Weisz alle prese con N°5, niente nomi prego!

Jeremy Renner, lanciato in serie A dalla Bigelow con The Hurt Locker ha saputo gestire bene il salto di qualità della carriera. Con quel naso a patatona non può definirsi "bello", ma dimostra qualche anno meno dei 41 che ha ed ha il fascino dell'uomo qualunque; con la barba è anche un po' buffo. Il suo personaggio ha problemi diversi dal Bourne di Matt Damon: non ha affatto crisi di identità, ma ha il problema della dipendenza dalle medicine che ne migliorano le capacità cognitive. Forse anche per questo Cross risulta più "umano" di Bourne, lotta per non ridiscendere una sorta di gradino evolutivo che il progetto Outcome gli ha fatto salire.
Rachel Weisz è credibile come scienziata, anche se sul volto di una persona dedita alla modifica genetica di ignari esseri umani a fini militari è un po' stucchevole l'espressione "oh mio Dio perché mai tanta violenza intorno a me che mi interesso solo di scienza".
Brava nelle scene di inseguimento, ci si potrebbe chiedere di cosa parleranno mai col marito (Daniel Craig) quando rincasano. Forse è meglio non saperlo!
Edward Norton è Byer, il deus ex machina di tutti i programmi più sordidi dei servizi segreti. Come cattivo è bravissimo (basta ricordarne l'esordio in Schegge di paura dove oscurava Richard Gere), speriamo che sia l'inizio del rilancio dopo due anni in cui praticamente non ha lavorato.
Gli altri personaggi sono poco più che comparse, ma mi piace segnalare il grande Stacy Keach nel ruolo di un dirigente CIA.

Cross sembra pensare  Mi arruolo o gli mollo una testata?

Le scene d'azione  occupano gran parte di un film in cui - sorprendentemente - il punto debole è proprio quello in cui Jason Bourne era forte: la sceneggiatura. Fino verso metà film tutto bene, ma quando si tratta di iniziare a tirare le fila il film improvvisamente perde tono. Il killer LARX-03 più che un infallibile supersoldato sembra la versione sfigata di Terminator, che si fa prendere a borsettate dalla Weisz. Se ripenso allo spessore che in poche inquadrature riusciva a dare Clive Owen al suo killer in The Bourne Identity o al velenoso ed astuto Kirill di The Bourne Supremacy, mi cascano le braccia. Le motivazioni di Byer sono appena accennate, gli eventuali problemi in cui si troveranno lui ed i suoi sodali senza scrupoli neppure imbastiti, rimandata forse al prossimo capitolo anche una eventuale storia d'amore fra Cross e la Shearing!
Forse già proiettato sul prossimo film  (i rumors annunciano nel prossimo capitolo un incontro fra Jason Bourne ed Aaaron Cross), Gilroy si dimentica di dare alla propria pellicola una identità in sè e  per sè. A questo punto, speriamo che il botteghino non lo punisca e che la nuova saga trovi un compimento nel prossimo film.

L'operazione spin-off si può a mio giudizio considerare riuscita, pur con tutte le perplessità che ho esposto. Gilroy alle prese con una sceneggiatura originale non si dimostra altrettanto bravo quanto ad adattare il soggetto di Ludlum, Renner definitivamente promosso sui ruoli d'azione.
Film molto violento, quindi non per ragazzini impressionabili. Consigliato a tutti gli amanti dei film d'azione ed a quella parte dei fan di Bourne che consideravano un dettaglio il suo girovagare per posti strani nel mondo (ma in quale altro film un agente segreto è mai sbarcato a Imperia?!).


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