venerdì 2 marzo 2012

Quasi Amici - Fly


Se siete tipi che apprezzano la correttezza politica, allora andate a vedere Quasi amici: si tratta della storia di un'amicizia fra un handicappato ed un negro. Per chi trovasse questi termini sgradevoli o irrispettosi, la visione del film potrebbe essere di grande aiuto perchè parla, con garbo e senza pietismi, di emarginazione. I due protagonisti non vedono uno nell'altro un disabile o un emarginato sociale ma solo una persona, con un insopprimibile carico di difetti.


Prima che la platea si scaldi troppo, specifico che Quasi Amici di Olivier Nakache ed Eric Toledano è una commedia e va letta secondo questo registro. Particolare tutt'altro che secondario, si basa su fatti reali. La sceneggiatura, a firma degli stessi autori è infatti tratta dal libro Le Second Souffle di Philippe Pozzo di Borgo, pubblicato in Italia come Il diavolo custode.


Philippe è un ricco aristocratico diventato tetraplegico in seguito ad un incidente di parapendio. Driss è un giovane senegalese appena uscito di prigione, che tenta di conquistare un sussidio di disoccupazione.
Fra i vari aspiranti al posto di badante di Philippe, Driss viene scelto da Philippe proprio perchè è l'unico che non solo non vuole il lavoro, ma non dimostra neppure un briciolo di pietà verso il tetraplegico. Del resto verso chi potrebbe avere un occhio di riguardo il senegalese, dato che si trova a vivere in una sgangheratissima famiglia nel cuore della banlieue cercando di sbarcare il lunario spesso in modo illegale?
In effetti i due protagonisti sono entrambi emblema della emarginazione, quella economica e sociale Driss e quella fisica Philippe, che vive in un meraviglioso palazzo che non può praticamente godersi, dato che ha il corpo inguaribilmente insensibile ed è costretto a spostarsi utilizzando una carrozzina che guida atrraverso i movimenti del mento.



La cifra della commedia sta proprio nella spietatezza dello sguardo. Driss tratta Philippe per quello che in effetti è, una persona come tutte le altre; questi a sua volta non si illude che Driss possa essere diverso da quello che è: un disperato che vive di espedienti.
Eppure, nonostante le prevedibili difficoltà, ciascuno dei due è disposto all'incontro: nessuno ha solo da imparare nè tutto da insegnare. Si instaura quindi un rapporto che prende il volo in quanto non è un lavoro, è un incontro di due anime ormai alla deriva che puntellandosi l'una con l'altra ritrovano una via, la propria via, in barba a quello che il mondo si aspetterebbe da due tipi così.
Il giovane del ghetto si rivela dunque un attentissimo assistente pronto a demistificare la cultura e l'educazione del proprio raffinato assistito.  Philippe si solleva così dal ghetto dell'immobilità fisica tornando ad amare, sperare, agire...in una parola: a vivere (meravigliosa la scena in cui vende al fratello il quadro di Driss).
Quando i due capiranno di poter contare l'uno sull'altro, le loro vite prenderanno (anche in senso letterale) il volo. Nessun traguardo è precluso, ed il sapere che gli avvenimenti per quanto romanzati sono reali è una vera iniezione di fiducia.


François Cluzet (attore che lavora prevalentemente in Francia ma che ha lavorato anche con Altman, Kasdan, Chabrol) dà un'ottima prova recitando solo con i movimenti della testa. Fisicamente a me ricorda un po' Dustin Hoffmann (è un complimento).
Omar Sy (visto nel ruolo di Remington in L'esplosivo piano di Bazil) è un Driss irriverente e profondamente umano, che si lascia conquistare dalla forza d'animo del suo datore di lavoro. Sy tiene con autorità la scena praticamente per tutto il film; una bella scoperta che spero avrà opportunità di confermarsi a livello internazionale.
In omaggio alla correttezza politica, una citazione anche per le coprotagoniste femminili: Anne Le Ny, poliedrica artista che sa passare dalla recitazione alla regia alla scenografia. Qui interpreta Yvonne, la burbera ma affettuosa governante di Philippe. Un plauso speciale, infine, per Audrey Fleurot (vista in Le donne del sesto piano e -di sfuggita- in Midnight in Paris) nel ruolo di Magalie, burrosa segretaria di Philippe e mito erotico di Driss. Una presenza contenuta sulla scena, ma che si fa ricordare.


Non è un caso che i francesi siano gli inventori della comédie de moeurs. In equilibrio fra una lacrima ed una risata si affrontano temi piuttosto importanti. Nakache e Toledano mantengono con fermezza la direzione senza perdersi nelle sottotrame: la lezione del film, non solo della storia, potrebbe  essere quella di mantenere una certa leggerezza in tutto ciò che si fa.
Dal punto di vista tecnico il film non offre particolari spunti, è doveroso però segnalare a parte la colonna sonora che raccoglie soul, classica ed alcune composizioni originali (ed efficaci sulla scena) di Ludovico Einaudi.

Il Philippe di Cluzet non ha bisogno di commiserazione: ha bisogno di un amico e di vivere la vita con tutta la leggerezza che gli è concessa, come nella scena iniziale: una fantastica sequenza di inseguimento che si conclude in una esilarante zingarata alla Amici miei.
Driss non ha bisogno di uno Stato che gli elargisca un sussidio, ha bisogno di un'occasione e Philippe intravede subito l'opportunità che gli è donata, nonostante le perplessità, non del tutto ingiustificate, del fratello benpensante.

E' la scorretteza politica nel darsi reciprocamente fiducia che rende straordinari sia Driss che Philippe, due uomini senza più illusioni. Eppure il risultato è che nonostante quello che tutti noi samo portati a pensare...Sì, si può essere senza gambe nè braccia ed essere lo stesso un uomo felice.


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